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GOLAZO - Mollichelli su "NM": "Auguri azzurri, siete stati 'na cosa grande!"
26.04.2023 23:00 di Napoli Magazine

NAPOLI - Ad un passo dal cielo, forse due, su un cammino coperto di serti d'alloro ch'erano il premio che si dava ai vincitori di Olimpia. Poi, la festa potrà cominciare, il carnevale della felicità al quale parteciperanno anche i turisti per caso. Perché lo scudetto numero tre, dopo trentatré anni d'attesa, è un evento che incuriosisce, al quale desiderano partecipare anche gli "stranieri". Un volano al rinascimento culturale che la città sta vivendo da tempo, anche se tanto c'è ancora da fare per trasporti e ricettività. Soltanto lo spirito d'accoglienza non basta più a Napoli, sempre più capitale del Sud. Festeggiamenti ufficiali che rincorreranno le iniziative non codificate, la gioia non può essere incanalata sui binari della rigidità. Viola Ardone scrive che le figure dei calciatori azzurri, che si confondono con le immagini dei santi e che si rincorrono da balcone a balcone per i vicoli, parlano di un'attesa messianica di rinnovamento, un'attesa che cerca dentro al sogno del pallone nu' poco 'e pace e nu juorno nuovo che si chiamma libertà, come cantava Nino D'Angelo. La vittoria in campionato - che vaticinai sin dal tempo del presepe - non poteva essere suggellata se non a Torino, in casa della Madama. 22 aprile 2018, gol di Koulibaly, poi si perse qualcosa in una camera d'albergo. 23 aprile 2023, gol di Raspadori, stessa porta, lasciapassare definitivo verso la meta agognata. Zielinski era l'unico superstite di quella squadra teleguidata da Sarri. Alla rete di Raspa d'oro, tutti gli azzurri, panchinari compresi, hanno creato il monte della gioia. Soltanto il polacco non ha partecipato, è stramazzato a braccia aperte nel centro dell'area juventina, ebbro di felicità, scacciando l'incubo vissuto cinque anni prima. Una catena che ha trovato ultimo anello e catenaccio. Nella rete di Raspadori va còlta la nemesi, l'ordalia purificatrice. Jack era solo al momento di incrociare il sinistro vincente, l'uomo che avrebbe dovuto contrastarlo era steso nell'altra area, ad invocare da guitto un rigore inesistente. Un'ultima riflessione che spiega come lo stile Juve di questi ultimi anni sia stato sepolto sotto le macerie dell'unica cosa che conta è vincere. Gaetano Scirea, capitano di una Juve lontana, il Beckenbauer italiano, mai ammonito in carriera, una volta redarguì pubblicamente un compagno che s'era reso autore di un'entrata durissima. Avrebbe rampognato con durezza Gatti per quel pugno vigliacco a Kvara. Auguri azzurri, siete stati 'na cosa grande!

 

 

Adolfo Mollichelli

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com

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GOLAZO - Mollichelli su "NM": "Auguri azzurri, siete stati 'na cosa grande!"

di Napoli Magazine

26/04/2024 - 23:00

NAPOLI - Ad un passo dal cielo, forse due, su un cammino coperto di serti d'alloro ch'erano il premio che si dava ai vincitori di Olimpia. Poi, la festa potrà cominciare, il carnevale della felicità al quale parteciperanno anche i turisti per caso. Perché lo scudetto numero tre, dopo trentatré anni d'attesa, è un evento che incuriosisce, al quale desiderano partecipare anche gli "stranieri". Un volano al rinascimento culturale che la città sta vivendo da tempo, anche se tanto c'è ancora da fare per trasporti e ricettività. Soltanto lo spirito d'accoglienza non basta più a Napoli, sempre più capitale del Sud. Festeggiamenti ufficiali che rincorreranno le iniziative non codificate, la gioia non può essere incanalata sui binari della rigidità. Viola Ardone scrive che le figure dei calciatori azzurri, che si confondono con le immagini dei santi e che si rincorrono da balcone a balcone per i vicoli, parlano di un'attesa messianica di rinnovamento, un'attesa che cerca dentro al sogno del pallone nu' poco 'e pace e nu juorno nuovo che si chiamma libertà, come cantava Nino D'Angelo. La vittoria in campionato - che vaticinai sin dal tempo del presepe - non poteva essere suggellata se non a Torino, in casa della Madama. 22 aprile 2018, gol di Koulibaly, poi si perse qualcosa in una camera d'albergo. 23 aprile 2023, gol di Raspadori, stessa porta, lasciapassare definitivo verso la meta agognata. Zielinski era l'unico superstite di quella squadra teleguidata da Sarri. Alla rete di Raspa d'oro, tutti gli azzurri, panchinari compresi, hanno creato il monte della gioia. Soltanto il polacco non ha partecipato, è stramazzato a braccia aperte nel centro dell'area juventina, ebbro di felicità, scacciando l'incubo vissuto cinque anni prima. Una catena che ha trovato ultimo anello e catenaccio. Nella rete di Raspadori va còlta la nemesi, l'ordalia purificatrice. Jack era solo al momento di incrociare il sinistro vincente, l'uomo che avrebbe dovuto contrastarlo era steso nell'altra area, ad invocare da guitto un rigore inesistente. Un'ultima riflessione che spiega come lo stile Juve di questi ultimi anni sia stato sepolto sotto le macerie dell'unica cosa che conta è vincere. Gaetano Scirea, capitano di una Juve lontana, il Beckenbauer italiano, mai ammonito in carriera, una volta redarguì pubblicamente un compagno che s'era reso autore di un'entrata durissima. Avrebbe rampognato con durezza Gatti per quel pugno vigliacco a Kvara. Auguri azzurri, siete stati 'na cosa grande!

 

 

Adolfo Mollichelli

 

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