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IL GRAFFIO - L'analisi di Corbo: "Napoli, nuova formula e addio al primato con dignità"
05.12.2021 10:39 di Napoli Magazine Fonte: Antonio Corbo per "Il Graffio" di Repubblica

Prima di nascondersi in una cabina che diventa il suo ponte di comando, Spalletti interviene sulla partita con una decisione prima coraggiosa, poi saggia. Cambia modulo, squadra con difesa a tre, più avanti due linee molto coese per dare densità. Quattro e tre. La formula 3-4-3 non è certo avventata perché ponendosi a specchio il Napoli contrasta meglio l’Atalanta dove è più temibile, sulle fasce. Non solo, in assenza di Koulibaly consolida la difesa associando Di Lorenzo, Rrahmani e Juan Jesus, con ripartenze degli esterni Malcuit (balbettante prima all’inizio, aggressivo e creativo poi sulla destra) e con Mario Rui attento nel duello con Zappacosta, al punto da farlo sostituire. Spalletti, attraverso il supplente spezzino Domenichini, dimostra di temere Zapata. Giusto. Il gigante d’ebano che il Napoli non seppe trattenere, considerato da Sarri non adatto al suo gioco. Un errore che il Napoli paga ancora una volta e subito, perché Zapata spunta perentorio a destra con potenza e rapidità offrendo a Malinovskji che arriva da dietro la palla del primo gol. Pur con Elmas troppo timido in alto a sinistra il Napoli organizza incursioni insidiose per riequilibrare un rapporto sfavorevole: è a disagio contro la fisicità dell’Atalanta, la sua irruenza, sempre più ispida in Malinovskji che affonda come una spada in velocità. Un colpo segreto che l’Atalanta pesantemente usa quando manovra per pareggiare i conti nella ripresa dopo la rimonta del Napoli, passato dall’0-1 al 2-1 con i due protagonisti del congegno offensivo: Zielinski a fine primo tempo, a inizio di ripresa Mertens con il suo quarto gol consecutivo. Prima del definitivo 2-3 di Freuler, ecco la svolta: il 2-2 lo decide una coppia di difensori. Toloi che serve e Demiral che conclude. Dettaglio significativo perché dimostra i continui cambi di posizione, una perenne osmosi di ruoli che rende inafferrabile l’Atalanta. È la sua cifra tecnica di maggior pregio, è il suo punto di contatto più interessante con la concezione moderna del calcio in Europa. L’insospettabile Malcuit diventa dopo aver favorito il gol di Mertens imprendibile per Maehle. È la chiave tattica che apre un varco purtroppo inutile al Napoli sulla destra, anche dopo la sostituzione di Lozano e Mertens con il visto e non visto Petagna che sbaglia la palla del 3-3 dopo un grande spunto di Politano, e con la convincente arroganza di Ounas. Veder tremare l’Atalanta nel finale contro un Napoli mai rassegnato è un bel segnale. Mitiga l’amarezza di una sconfitta annunciata. L’Atalanta è la squadra che entra ora di impeto nel giro scudetto. Spalletti ed i suoi reduci escono. Ma lasciano per ora solo il primato, e con dignità.

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IL GRAFFIO - L'analisi di Corbo: "Napoli, nuova formula e addio al primato con dignità"

di Napoli Magazine

05/12/2024 - 10:39

Prima di nascondersi in una cabina che diventa il suo ponte di comando, Spalletti interviene sulla partita con una decisione prima coraggiosa, poi saggia. Cambia modulo, squadra con difesa a tre, più avanti due linee molto coese per dare densità. Quattro e tre. La formula 3-4-3 non è certo avventata perché ponendosi a specchio il Napoli contrasta meglio l’Atalanta dove è più temibile, sulle fasce. Non solo, in assenza di Koulibaly consolida la difesa associando Di Lorenzo, Rrahmani e Juan Jesus, con ripartenze degli esterni Malcuit (balbettante prima all’inizio, aggressivo e creativo poi sulla destra) e con Mario Rui attento nel duello con Zappacosta, al punto da farlo sostituire. Spalletti, attraverso il supplente spezzino Domenichini, dimostra di temere Zapata. Giusto. Il gigante d’ebano che il Napoli non seppe trattenere, considerato da Sarri non adatto al suo gioco. Un errore che il Napoli paga ancora una volta e subito, perché Zapata spunta perentorio a destra con potenza e rapidità offrendo a Malinovskji che arriva da dietro la palla del primo gol. Pur con Elmas troppo timido in alto a sinistra il Napoli organizza incursioni insidiose per riequilibrare un rapporto sfavorevole: è a disagio contro la fisicità dell’Atalanta, la sua irruenza, sempre più ispida in Malinovskji che affonda come una spada in velocità. Un colpo segreto che l’Atalanta pesantemente usa quando manovra per pareggiare i conti nella ripresa dopo la rimonta del Napoli, passato dall’0-1 al 2-1 con i due protagonisti del congegno offensivo: Zielinski a fine primo tempo, a inizio di ripresa Mertens con il suo quarto gol consecutivo. Prima del definitivo 2-3 di Freuler, ecco la svolta: il 2-2 lo decide una coppia di difensori. Toloi che serve e Demiral che conclude. Dettaglio significativo perché dimostra i continui cambi di posizione, una perenne osmosi di ruoli che rende inafferrabile l’Atalanta. È la sua cifra tecnica di maggior pregio, è il suo punto di contatto più interessante con la concezione moderna del calcio in Europa. L’insospettabile Malcuit diventa dopo aver favorito il gol di Mertens imprendibile per Maehle. È la chiave tattica che apre un varco purtroppo inutile al Napoli sulla destra, anche dopo la sostituzione di Lozano e Mertens con il visto e non visto Petagna che sbaglia la palla del 3-3 dopo un grande spunto di Politano, e con la convincente arroganza di Ounas. Veder tremare l’Atalanta nel finale contro un Napoli mai rassegnato è un bel segnale. Mitiga l’amarezza di una sconfitta annunciata. L’Atalanta è la squadra che entra ora di impeto nel giro scudetto. Spalletti ed i suoi reduci escono. Ma lasciano per ora solo il primato, e con dignità.

Fonte: Antonio Corbo per "Il Graffio" di Repubblica