Luis Alberto, centrocampista della Lazio, ha rilasciato alcune dichiarazioni al Corriere dello Sport: "La verità sul Siviglia te la racconto. Tutti dicevano un sacco di cose: vuole andar via, vuole il Siviglia e tornare in Spagna, ma io non ho mai detto alla società di volermene andare al 100%. Ho spiegato che avevo qualcosa in mano e che se era anche nel loro interesse sarei partito volentieri. Il Cadice è un discorso diverso, non è attuale, è la squadra del mio paese, sono le mie radici. C’entrava per caso il rapporto con Sarri? Il nostro era un rapporto un po’ strano. La squadra stava giocando senza di me e, giustamente, io volevo il campo. Gli chiesi se potevo andare in prestito per sei mesi. Anche per prendermi un po’ di responsabilità, andar via mi avrebbe aiutato, avrebbe aiutato me e il Cadice. Io e lui sembriamo molto diversi? E invece siamo molto simili. Il ruolo di leader me lo sono preso io, da solo, perché penso che così debba essere. Sono nella Lazio da anni, oggi mi sento più maturo, completo, devo aiutare un po’ di più. Io immagine della Lazio? No, credo che sia Ciro, anzi è Ciro. Rispetto tanto la società, così come rispetto Ciro e penso che sia lui l’emblema della squadra. Ha fatto tante cose belle. Io non so cosa dicano o pensino di me, fuori di qui. Non ho questa preoccupazione. Per me la Lazio è tutto, è la seconda casa. Roma sarà per sempre la mia seconda casa, ne ho una di proprietà anche per questo motivo. I miei figli vogliono restare qui, sono romani".
di Napoli Magazine
30/09/2023 - 10:16
Luis Alberto, centrocampista della Lazio, ha rilasciato alcune dichiarazioni al Corriere dello Sport: "La verità sul Siviglia te la racconto. Tutti dicevano un sacco di cose: vuole andar via, vuole il Siviglia e tornare in Spagna, ma io non ho mai detto alla società di volermene andare al 100%. Ho spiegato che avevo qualcosa in mano e che se era anche nel loro interesse sarei partito volentieri. Il Cadice è un discorso diverso, non è attuale, è la squadra del mio paese, sono le mie radici. C’entrava per caso il rapporto con Sarri? Il nostro era un rapporto un po’ strano. La squadra stava giocando senza di me e, giustamente, io volevo il campo. Gli chiesi se potevo andare in prestito per sei mesi. Anche per prendermi un po’ di responsabilità, andar via mi avrebbe aiutato, avrebbe aiutato me e il Cadice. Io e lui sembriamo molto diversi? E invece siamo molto simili. Il ruolo di leader me lo sono preso io, da solo, perché penso che così debba essere. Sono nella Lazio da anni, oggi mi sento più maturo, completo, devo aiutare un po’ di più. Io immagine della Lazio? No, credo che sia Ciro, anzi è Ciro. Rispetto tanto la società, così come rispetto Ciro e penso che sia lui l’emblema della squadra. Ha fatto tante cose belle. Io non so cosa dicano o pensino di me, fuori di qui. Non ho questa preoccupazione. Per me la Lazio è tutto, è la seconda casa. Roma sarà per sempre la mia seconda casa, ne ho una di proprietà anche per questo motivo. I miei figli vogliono restare qui, sono romani".