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TOKYO - Tamberi, in pedana gesso e vestiti per la premiazione
05.08.2021 18:08 di Napoli Magazine

"It's my day", aveva scritto sui social Gianmarco Tamberi prima della finale di Tokyo che lo ha portato ai vertici olimpici del salto in alto; tanta era la convinzione di vincere almeno una medaglia, rivela al suo ritorno ad Ancona, che quella sera, alla faccia della scaramanzia, portò in pedana nello zaino, oltre al 'gesso' simbolo dell'infortunio che lo estromise da Rio, anche i vestiti da indossare per la premiazione. "Io su quel podio dovevo andarci comunque, ero troppo convinto...". 'Gimbo' ha ripercorso il lungo e difficilissimo percorso di cinque anni che lo ha portato a Tokyo dopo l'infortunio, il gesso, il ritorno a prestazioni di livello e poi le ultime gare non buone a ridosso dell'appuntamento olimpico che avrebbero potuto abbatterlo, come quella di Montecarlo dopo la quale era tornato in lacrime, "distrutto" in camera: "c'era in me - ha spiegato - un'energia enorme che aspettava solo di essere sprigionata nel giorno giusto, da riposo il mio corpo era in stand-by, serbavo la forza per tenerla nel giorno giusto. La sera della finale ero un altro atleta molto diverso anche da quello nelle qualificazioni...". "Ho sacrificato per queste Olimpiadi 5 anni di vita, e Chiara con me...", ha aggiunto. Poi la "magia" dei 2,37 e l'oro condiviso con l'amico Barshim: "non avevamo paura di perdere in quel momento ma è stato un gesto d'amore reciproco,- ha spiegato - nessuno aveva intenzione di togliere all'altro il sogno della vita: perché uno dei due doveva andare a casa senza provare questa gioia?". La telefonata del premier Draghi? "Non capita tutti i giorni, è stata un po' uno choc: ci ha fatto i complimenti (a Gimbo e a Marcel Jacobs, campione sui 100 mt; ndr), ci chiesto di andare a Palazzo Chigi per ritirare il premio e portare in Italia un po' di quella magia. Sono orgoglioso di tanta attenzione".

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TOKYO - Tamberi, in pedana gesso e vestiti per la premiazione

di Napoli Magazine

05/08/2024 - 18:08

"It's my day", aveva scritto sui social Gianmarco Tamberi prima della finale di Tokyo che lo ha portato ai vertici olimpici del salto in alto; tanta era la convinzione di vincere almeno una medaglia, rivela al suo ritorno ad Ancona, che quella sera, alla faccia della scaramanzia, portò in pedana nello zaino, oltre al 'gesso' simbolo dell'infortunio che lo estromise da Rio, anche i vestiti da indossare per la premiazione. "Io su quel podio dovevo andarci comunque, ero troppo convinto...". 'Gimbo' ha ripercorso il lungo e difficilissimo percorso di cinque anni che lo ha portato a Tokyo dopo l'infortunio, il gesso, il ritorno a prestazioni di livello e poi le ultime gare non buone a ridosso dell'appuntamento olimpico che avrebbero potuto abbatterlo, come quella di Montecarlo dopo la quale era tornato in lacrime, "distrutto" in camera: "c'era in me - ha spiegato - un'energia enorme che aspettava solo di essere sprigionata nel giorno giusto, da riposo il mio corpo era in stand-by, serbavo la forza per tenerla nel giorno giusto. La sera della finale ero un altro atleta molto diverso anche da quello nelle qualificazioni...". "Ho sacrificato per queste Olimpiadi 5 anni di vita, e Chiara con me...", ha aggiunto. Poi la "magia" dei 2,37 e l'oro condiviso con l'amico Barshim: "non avevamo paura di perdere in quel momento ma è stato un gesto d'amore reciproco,- ha spiegato - nessuno aveva intenzione di togliere all'altro il sogno della vita: perché uno dei due doveva andare a casa senza provare questa gioia?". La telefonata del premier Draghi? "Non capita tutti i giorni, è stata un po' uno choc: ci ha fatto i complimenti (a Gimbo e a Marcel Jacobs, campione sui 100 mt; ndr), ci chiesto di andare a Palazzo Chigi per ritirare il premio e portare in Italia un po' di quella magia. Sono orgoglioso di tanta attenzione".